UN GRANDE VIAGGIO A KIEV, NEL KUNDALINI YOGA, UN VIAGGIO DENTRO ME STESSA

Insegnare a Kiev

Avete mai considerato l’idea di andare incontro alla vita senza l’idea di un guadagno, senza un reale programma in testa, senza sapere o chiedere nulla?
Questo viaggio a Kiev per me è stato questo! Il mio Maestro un giorno ha detto che non importa realmente avere un posto fisso dove insegnare yoga, un centro, uno studio ben arredato, quando ti invitano ad insegnare, non importa chi, non importa dove, tu vai.
Insegnare a Kiev per me è stato questo!

Umanità e amore senza confini

Una grande opportunità di condivisione e di crescita. La partecipazione a questa formazione mi ha resa enormemente felice da subito, nonostante i rischi e la guerra. Tutto è stato nuovo in questo viaggio, qualcosa che non conoscevo, compresi i compagni di viaggio. Insegnare ad insegnanti, insegnare in inglese, insegnare in un Paese dell’est europeo con una cultura che ho scoperto essere antica, molto ricca e speciale, diversa dalla nostra. Insegnare poi a un gruppo di donne estremamente belle e contattare la grande energia del femminino. Pura Shakti. Sentire poi di non avere niente realmente da insegnare in un contesto così forte di per sé. Ma capire che nel Kundalini Yoga e nel Sat Nam Rasayan ci sediamo con un gruppo di persone e grazie al Silenzio e alla connessione con la Catena d’oro, lo spazio meditativo che discende dalla tradizione di Guru Ram Das, il “miracolo” accade, qualcosa che è sempre unico e speciale, grande. Si cura l’altro e ci si cura. Si condivide un senso di umanità e di amore molto vasto, senza confini o barriere. Insegnare a Kiev per me è stato questo miracolo!

La forza della vita

Gli studenti di Kiev ci hanno ospitati con una grande attenzione e gentilezza. In particolare le donne, perché la maggior parte degli uomini in questo momento sono chiamati alla guerra. Ricevono una lettera e devono partire. In città molti uomini vestono gli abiti della guerra e hanno occhi lucidi e tristi. Sorprende che la vita trascorra esattamente come in altre parti del mondo, in cui non c’è rischio di essere attaccati da un momento all’altro da un drone, di perdere qualcosa di importante, come la casa, o di morire. Sorprende la forza della vita. Ho chiesto che cosa fosse cambiato nelle loro abitudini, mi hanno risposto che a cambiare sono stati i valori. Sapere che da un momento all’altro la vita possa finire dà un gran senso alla vita stessa.

Il team

Siamo arrivati la sera tardi e una coppia è venuta a prenderci in stazione. Scesa dal treno ho sentito la terra sotto i piedi muoversi come un grande mare. Instabile. Forse per il lungo viaggio fatto in treno (da Chelm sul confine della Polonia a Kiev sono 15 ore di viaggio), o forse perché sotto la stazione scorre sotterraneo il grande fiume Dnepr, o forse immagino che la guerra possa rendere instabile anche la terra. E se si è attenti lo si può sentire. Gli amici venuti, lei yogini, lui militare, si sono sposati di recente dopo essersi conosciuti al fronte. L’amore che è il motore di tutto non smette di funzionare mai, nemmeno in guerra. Eravamo emozionati di incontrarci personalmente, di abbracciarci, senza conoscerci. Arrivati in albergo, ci hanno mostrato lo shelter, il rifugio sotterraneo da usare in caso di attacco. Un locale lavanderia arredato in modo essenziale con una cucina, alcune poltrone e qualche branda su cui dormire. L’idea di avere la necessità di rifugiarci lì mi ha dato strane sensazioni, tra orrore e tristezza. Ma quelle sensazioni sono rimaste là sotto in quel primo momento di arrivo a Kiev e non si sono più riaffacciate nei giorni a venire. Credo anche grazie al nostro team così ben assortito da rendere ogni momento imprevedibile, divertente, intenso. Il capitano della brigata, così detto Lead trainer, è un giovane uomo di origine tedesca, cresciuto tra l’India di Yogi Bhajan e gli Stati Uniti. Insieme a lui una giovane yogin svedese, forte, sensibile e bella come una vichinga, un americano della Virginia, agopuntore, e un gruppo di organizzatori, traduttori e sevander di Kiev molto prezioso.

Relazioni autentiche

Ci sono momenti in cui la vita sembra che si concentri nella sua intensità, nei suoi insegnamenti. In quei momenti si creano relazioni nuove in cui ci si vuole molto bene, anche se in un tempo o in uno spazio circoscritti, sono relazioni che a tratti ti sfidano, portandoti in punti nuovi di te. “Relazioni autentiche” per me come il titolo del nostro corso. Durante la prima notte a Kiev è scesa la neve. Il mattino mi sono risvegliata in questa città nuova ai miei occhi, coperta da un manto soffice e candido di neve fresca. La neve protegge anche dalla guerra, per me come il risveglio nella mattina di Natale con quel misto di attesa e contentezza. Simran, il capitano alle 8,30 era già pronto per il caffè, la svedese Surya ed io al seguito. Abbiamo speso la mattinata in un book shop caffè che sembrava più newyorkese che ucraino. Un posto carino con dolci buonissimi ed un terribile caffè inondato di succo d’arancia molto apprezzato, nonostante il mio ironico disappunto. Abbiamo lavorato seduti nel caffè libreria qualche ora. Simran mi ha assegnato il programma da insegnare.

Identità forte

Dopo pranzo siamo stati accompagnati in un tour del centro di Kiev. Mi ha sorpreso come anche in guerra il flusso della vita sia “inattaccabile”, non si arresta la vita per volere della guerra, grazie a Dio. Kiev è una città bellissima, ha un antico centro storico, non “commercializzato” come è accaduto alle nostre capitali europee, dove i grandi brand hanno invaso tutte le strade principali dei centri, impoverendoli della loro identità. Kiev ha un’identità forte, forte ed elegante insieme, asciutta nei modi, ma gentile.

La formazione

Il corso è cominciato, da lì in poi mi è difficile raccontare. La concentrazione nell’insegnamento è stata massima, la relazione con il gruppo e con gli studenti, una parte presenti in sala, altri connessi da casa, ha impegnato tutta la mia attenzione. Il palco dell’insegnamento, tra schermi, luci, microfoni e doppia postazione per insegnante e traduttore, pareva una navicella spaziale.

Le donne e la preghiera

Un viaggio in uno spazio misterioso e bellissimo si è aperto nei tre giorni di formazione. Abbiamo terminato con una lunga preghiera, recitando il So Purkh, un canto che le donne fanno per prendersi cura ed elevare gli uomini e la loro relazione con il maschile. Due ore e mezza di canto per tutti gli uomini: mariti, figli, fratelli al fronte, una benedizione per questa Madre Terra ferita e ancora attraversata da guerre, sentendo dentro di me che l’energia femminile può guarire e risolvere questo dolore. Noi donne, capaci di dare la vita, possiamo anche creare un terreno di pace per le generazioni future. Dobbiamo impegnarci per questo. La preghiera è una grande possibilità in questa direzione. Apre al miracolo. Vittoria me lo ha scritto un paio di giorni dopo aver cantato insieme per la salvezza degli uomini: il fratello tornava dal fronte, era stato esonerato dalla guerra. Bastava quello a farmi pensare all’impatto che avevamo avuto e che possiamo avere nel proiettare protezione e amore nel mondo.

Ancora oggi ringrazio Yogi Bhajan e Guru Dev Singh, Maestri del nostro tempo, per aver speso la loro vita curando e insegnando il Kundalini Yoga e il Sat Nam Rasayan, strumenti che non smettono di affascinarmi e sorprendermi.
Ringrazio Guru Ram Das, il cui spazio tocca il mio cuore in ogni momento.
Ringrazio la vita per la sua forza, il potere e la guerra non smettono di tentare la via della distruzione, ma l’amore è più forte.
L’amore vince.
Wahe Guru Ji Ka Khalsa
Wahe Guru Ji Ki Fateh
La Vittoria è un dono dato dalla grande Saggezza
Jai

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